Quando un soggetto viene a conoscenza di essere stato accusato di stalking (ovvero della fattispecie di reato di atti persecutori, disciplinata dall’articolo 612 bis del Codice Penale) di sicuro avrà necessità di sapere quali possano essere le conseguenze di un’accusa di stalking, nonché quali possano essere i migliori comportamenti da adottare ai fini difensivi.
Deve quindi premettersi che il reato di stalking punisce il comportamento del soggetto che, mediante minacce o molestie reiterate, provochi nella vittima, alternativamente, uno dei tre eventi previsti dalla norma: uno stato di ansia e paura grave e perdurante; un timore fondato per la propria incolumità o per quella di un parente o di una persona cui si è legati da un vincolo affettivo; un cambiamento delle abitudini di vita della vittima.
La pena prevista per il reato di stalking è, nella forma base e salvo che sussistano determinate aggravanti che innalzano la pena concretamente irrogabile, la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Vista la gravità delle pene previste nel caso si sappia di essere stato accusato di stalking sarà preferibile rivolgersi immediatamente ad uno studio penale, per delineare sin da subito la propria strategia difensiva ed evitare i rischi connessi ad un procedimento penale per il delitto di atti persecutori.
Attualmente infatti un’accusa di stalking porta con sé, con elevata probabilità, il rischio di adozione di una misura cautelare (di vario genere, dalle più gravi di carattere custodiale, che incidono direttamente sulla libertà personale, come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari, alle meno invasive come il divieto di avvicinamento alla persona offesa ed ai luoghi da essa frequentati).
Per evitare tale rischio, che aumenta in maniera esponenziale qualora la vittima del reato di atti persecutori segnali ulteriori episodi di molestia e minaccia, magari commessi in epoca successiva alla presentazione della denuncia, sarà opportuno che il soggetto accusato di stalking eviti con accuratezza ogni possibile occasione di contatto con la presunta vittima, sia di persona che con mezzi telematici come telefonate, messaggi, lettere o e-mail.
Tale accortezza sarà utile a scongiurare il rischio che eventuali incontri o contatti (seppur magari non effettuati a fini molesti o minatori, bensì per ragioni lecite) possano essere strumentalizzati dalla persona offesa in chiave accusatoria, quali segnali di una ripetizione dei comportamenti illeciti e di recidiva nel reato.
Qualora invece l’accusa di stalking abbia già portato all’adozione di una misura cautelare occorrerà mettere in atto la migliore strategia difensiva affinché il Giudice la revochi, o dimostrando l’insussistenza delle accuse oppure l’inesistenza di concrete esigenze cautelari.
Strategie difensive adottabili da un soggetto accusato di stalking
Per un accusato di stalking le strategie difensive potranno essere varie, a seconda delle particolarità del caso concreto.
Potrà infatti essere possibile dimostrare che i comportamenti molesti o minacciosi non siano in realtà mai avvenuti, e che quindi le accuse della persona offesa non siano veritiere o comunque non siano provate; in alternativa potrà essere utile dimostrare che gli episodi contestati, pur effettivamente commessi, siano stati del tutto isolati nel tempo e comunque non reiterati; in ultimo la strategia difensiva di un accusato di stalking potrà incentrarsi sulla confutazione dell’effettiva sussistenza di uno dei tre eventi alternativi che caratterizzano il reato, dimostrando che alcuno di tali eventi si sia mai verificato concretamente ed in maniera effettiva.
Di sicuro sarà utile conservare ogni traccia di eventuali messaggi, chiamate, conversazioni via chat intrattenute con la presunta vittima degli atti persecutori, onde dimostrare – se del caso – l’esistenza tra le parti di un rapporto del tutto diverso da quello descritto dalla persona offesa nella denuncia querela per il reato di stalking.
Spesse volte infatti, a meno che non vi sia per l’appunto la presenza di segni oggettivi di un comportamento molesto o minatorio da parte dell’accusato di stalking (messaggi, lettere minatorie, tabulati telefonici che dimostrino contatti continui e ossessivi) oppure di eventuali testimoni che abbiano assistito ai comportamenti delittuosi denunciati, la prova del delitto di atti persecutori coinciderà con le dichiarazioni della vittima; in tali casi la difesa per il soggetto accusato di stalking potrà giovarsi di ogni dettaglio incompatibile con la versione accusatoria, in modo tale da minare la credibilità della narrazione della persona offesa.
In conclusione, poiché i rischi e le possibili conseguenze di un procedimento penale per il reato di atti persecutori sono estremamente gravi, il soggetto accusato di stalking dovrà tempestivamente affidare la propria difesa ad un avvocato penalista, in modo tale da attuare sin da subito la propria strategia difensiva.