Spesso il soggetto che si trova ristretto agli arresti domiciliari (specialmente se in passato non abbia avuto analoghe esperienze) ha dubbi in merito alla possibilità di far accedere alla propria abitazione persone che con lui non coabitano, come ad esempio i parenti.
È meglio chiarire immediatamente tale aspetto, magari interpellando il proprio difensore, per non incorrere in gravi problemi.
Regola Generale
Dal punto di vista generale l’unico obbligo certo ed ineludibile che si accompagna agli arresti domiciliari è il fatto di essere costretti a permanere presso la propria abitazione, senza possibilità di allontanarsene se non con la preventiva autorizzazione del Giudice che in quel momento procede.
Essendo questa l’unica prescrizione certa della misura degli arresti domiciliari, ogni altro obbligo e imposizione sono del tutto eventuali.
Di regola quindi non sussiste alcun divieto per il soggetto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari di far accedere alla propria abitazione parenti o amici.
In quali casi il giudice può imporre il “Divieto di Incontro”
Dettata la regola generale è bene però chiarire come in realtà, nella maggior parte dei casi, il Giudice corredi la misura degli arresti domiciliari con il divieto di incontrare persone diverse dai soggetti che abitualmente convivano con l’arrestato.
Si tratta del cosiddetto “divieto di incontro”, che nella maggioranza dei casi inibisce l’accesso al luogo di custodia da parte di soggetti diversi da coloro che abitualmente coabitino con l’arrestato.
Tale imposizione si collega alla necessità di evitare che l’arrestato possa avere contatti con il mondo esterno, in modo tale da poter scongiurare il pericolo che tenti di avvicinare o incontrare soggetti che potrebbero essere coinvolti nel futuro processo come testimoni, oppure comunichi con eventuali complici ai quali potrebbe impartire ordini o direttive per portare a compimento ulteriori fatti illeciti.
In ogni caso l’unico modo per sapere con sicurezza se siano state imposte restrizioni alla facoltà di ricevere visite è quella di analizzare il provvedimento che ha applicato la misura, dove dovrà essere fatta menzione di tale eventuale prescrizione.
Come ricevere visite dai propri familiari?
Qualora il Giudice abbia prescritto il divieto di incontro come si può avere la possibilità di ricevere visite dai propri familiari?
L’unico modo è ottenere un’apposita autorizzazione da parte del Giudice, mediante un’istanza con cui si richieda che un singolo parente o più parenti (specificamente identificati ed indicati, non potendosi chiedere un’autorizzazione generica per “tutti i parenti”) abbiano la possibilità di visitare il soggetto ristretto agli arresti domiciliari.
L’autorizzazione potrà essere chiesta in via permanente o per visite limitate a particolari giorni; in linea generale, soprattutto per quanto riguarda i parenti più prossimi, il Giudice non avrà difficoltà a concedere l’autorizzazione richiesta, trattandosi di soggetti legati da vincoli familiari e affettivi con l’imputato che umanamente è comprensibile vogliano mantenere contatti anche durante il periodo di detenzione.
Ovviamente se uno dei parenti, anche fosse un prossimo congiunto, fosse a qualsiasi titolo implicato nella vicenda processuale, ragioni di opportunità potrebbero suggerire al Giudice di negare l’autorizzazione, scongiurando che un contatto tra parenti coinvolti nello stesso procedimento possa alterare la genuinità delle prove da raccogliere o portare ad ulteriori conseguenze i reati contestati.
In ultimo è bene rimarcare come una trasgressione in materia di visite consentite potrebbe comportare addirittura l’aggravamento della misura con la custodia cautelare in carcere.
Ad esempio, nel caso in cui le Forze dell’Ordine, durante un controllo di routine, trovassero all’interno del luogo di custodia un soggetto non autorizzato alle visite (fosse anche un parente) ne farebbero segnalazione all’Autorità Giudiziaria che, nel caso valutasse l’inadempimento come grave potrebbe per l’appunto revocare gli arresti domiciliari disponendo la misura della custodia in carcere.